101 Giorni di Dialoghi col mio ESSERE

GIORNO 34

4 settembre 2022, 5:21 a.m.

Il peso della responsabilità

(Tradotto dalla mia animamica Gabriel)

IO: Solo con il titolo il mio corpo si contrae, ha iniziato a sudare, questa parola e la forma nella quale ho reagito, la responsabilità mi sta condizionando evidentemente, poiché responsabilità è peso. È così??

SONO: NO. Anzi, non solo non è un peso ma è il modo di scorrere nella vita quando ti responsabilizzi della tua umanità divina, è lì dove tutto si trasforma in leggerezza.

IO: Credo che sono rimasta bloccata nella parola divinità. Cos significa essere divino? Io credo che tutto ciò che è divino è collegato alla religione, la chiesa. Per me significa quello, da lì, il mio cervello non incorpora quella parola, la considera qualcosa che non appartiene a me in quanto essere umano.

SONO: Bene, non è proprio così come credi o pensi. Essere divino è brillare nella tua autenticità, è manifestarti dal cuore, è vivere la tua vita umana divinamente al naturale. Ad esempio, se sei una pianta, vivere dall’autenticità significa mangiare come le piante, respirare come le piante, identificarti pianta e non voler essere nient’altro che una pianta. L’essere umano vive dall’utopia. Crea da ciò che crede, non da ciò che realmente È, lì inizia il disaccordo e la separazione del suo ESSEREUNO, umanità-divinità.

IO: Lo capisco ma… c’è sempre qualcosa in quel termine che vedo come se fosse fantasia, lontano dalla materialità della terra. È qualcosa che mi entusiasma, mi stimola, ma lo vedo un po’ come una favola. Ciò che è divino lo vedo solo nelle chiese. Evidentemente questo è ciò che mi sta limitando e non mi permette di espandermi su me stessa.

SONO: Così è. Divinità è prendersi le responsabilità dei propri doni e talenti e fare con loro la magia della vita, tu lo stai già facendo inconsciamente, senza rendertene conto, ecco perché ti sembra qualcosa di non vero, ma lo stai facendo già e la caratteristica è che è disordinato e senza scopo. È per quello che senti la sensazione di peso, di stanchezza, di sacrificio, lungo tedioso, stancante, fastidioso e frustrante. Finché continuerai a muoverti senza meta continuerai a creare in maniera disordinata e lì arriva la stanchezza e la frustrazione. È da lì che la responsabilità di vivere la tua divinità diventa un qualcosa che non vuoi vivere: pesante, frustrante, fa male, ti fa arrabbiare, ti rattrista, limitando e contraendo le tue capacità reali.

IO: Questa è una questione molto importante poiché nella mia vita è stato un fattore determinante nel prendere le mie decisioni, scegliere come condurre la mia vita in questo piano umano. È un ragionamento dove l’importanza è molto maggiore di ciò che credevo.

SONO: Certamente NINA, è dove tu crei la tua realtà, ed è quello che diventi, lei sentito diverse volte ma non lo internalizzi ancora, ti è più semplice nuotare senza meta con meno spese di energie così vivi più a lungo. Quando applichi intenzione e disciplina in ciò che vuoi raggiungere, ciò si sa, implica una responsabilità e un impegno, e lì si rallenta tutto.

IO: Sento le mie braccia pesare.

SONO: È il peso del fare, per fare ciò che cedevi di dover fare hai creato molto dolore, adesso eviti di fare per non creare dolore in te ed in chi ti sta attorno.

IO: Vivo facendo cose tutto il giorno e non riesco a fermarmi, se mi fermo sento colpa, il mio corpo si sente molto scomodo.

SONO: Fare è giustificare che sei viva, è per ciò che la forza della vita, che è dentro di te in maniera traboccante, impedisce che ti fermi, ma quell’accelerazione che hai nel fare non è diretta verso la tua divinità ma bensì verso la tua umanità, la sopravvivenza, e ciò è denso, pesante, stancante, poiché corri per vivere, allora fai per necessità ed è per quello che non ti fermi, poiché se ti fermi muori, comprendi il peso della responsabilità che senti, non è solo il tuo peso ma lo associ al peso di sostenere tutta la tua familia, il clan.

IO: Come? Non sembrerebbe almeno apparentemente. Poiché sento che l’ho delegato, o almeno quello credevo 

SONO: Non è così, tu senti il peso della responsabilità famigliare e sulle tue spalle ricade il sostegno e l’unione familiare. Dipende da te. Questo è molto frustrante poiché non decidi per gli altri, tu non controlli gli altri, la tua famiglia, ciò è quello che inconsciamente intendi fare, credendo di dover mantenere l’unità famigliare per la sopravvivenza.

IO: Mi sono persa nel ragionamento. Il peso della responsabilità lo relaziono con il fatto che vorrei controllare la vita di chi mi sta affianco, è questo che mi stai dicendo?

SONO: Così è, desideri assicurarti l’amore da parte loro, la loro energia di amore, per poter credere o essere te. Poiché credi che sono loro il tuo alimento vitale. Ed è totalmente il contrario, ciò ti toglie energia, la consuma, da lì la tua sensazione di peso, non è peso in realtà, è che non hai con che reggere, poiché viene usata per mantenere fissa la struttura che ti assicura avere amore, perché credi di non averlo te stessa.

Pensi che avendo unito il clan tu vivi, dato che puoi nutrirti di loro.

IO: Sono rimasta senza energie, le mie braccia pesano un quintale.

SONO: Così si sente trascinare la convinzione familiare che dovresti agire in branco per sopravvivere. Non ti permetti vivere la tua divinità dell’ESSERE per mantenere in vita il tuo lato umano.

IO: E’ davvero forte tutto ciò che mi dici, faccio fatica a seguire il ragionamento, è complesso.

SONO: Assolutamente no, risulta complesso poiché ti chiudi a vivere dal tuo lato più naturale dell’esistenza. Pensi di essere solo umana, quando non lo sei. SEI MOLTO DI PIÙ.

IO: Mi sembra di vivere in contraddizione, poiché mi dici che vivo solo dal mio umano, ma realizzo cose con questi dialoghi che non lo sono. Non capisco. Cosa mi fa vivere questa contraddizione?

SONO: IO. La tua forza interiore che stai conoscendo con questi dialoghi in maniera accelerata. Questi dialoghi sono riconoscere quella parte di te che vive e forma parte della tu esistenza qui nella terra come qualsiasi altro essere umano. Questo che fai apre le porte ad aprirsi al lato divino che ogni essere umano possiede, solo che ancora non l’hanno scoperto. Intellettualmente lo riconoscono in tanti, ma vibrarlo, è lì dove si vive l’autenticità dell’essere IO. Perché mi sono sentita a disagio quando ho scritto quest’ultima cosa che mi hai detto?

SONO: Bene, vuoi compiacere per essere amata, e questo è scomodo da dire.

IO: Mi rendo conto che è un tema molto pesante e denso, la sensazione è come se un peso psichico generazionale collettivo sia dietro quella convinzione, del non essere, del non vivere dall’unità dell’ESSERE senza giudizio, lo riconosco perché ogni giorno mi rendo conto che tutto ciò che conoscevo o credevo di conoscere mi è più straneo.

SONO: Stai creando una NINA differente, dalla tua conoscenza e saggezza individuale che ognuno degli individui della terra possiede. Tutto ciò che esiste ha la sua saggezza essenziale, per essere, sentire, ed esistere dalla sua naturale individualità per scorrere da lì nella vita. Questo è responsabilità e qui la parola peso si diluisce in amore per ciò che è. Separarsi dall’umanità per abbracciare la tua divinità è un passaggio importante nella vita di tutti gli esseri. La separazione sarà temporanea per dopo integrare TUTTO CIÒ CHE È; un essere completo, il tuo IOSONO.

IO: Credo che oggi c’è molta informazione da assorbire o almeno per me personalmente. Grazie, grazie, grazie.

SONO: A te, NINA a te.

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