101 Giorni di Dialoghi col mio ESSERE

GIORNO 22

SENZA TITOLO

(Tradotto dalla mia animamica Gabriel)

IO: Ieri è stato un giorno di tanta confusione, ho fatto tante cose ma allo stesso tempo la sensazione era di non aver fatto niente, mi sono sentita una trottola, giravo e giravo facendo ma senza sentire. Era la normalità qualche anno fa, ma nella mia vita attuale non lo era, e ora quando succede è toccante.

SONO: CON– con qualcosa…FUSIONE-unione. Ti sei unita a ciò che la vita ti chiedeva in quel preciso momento, senza utilizzare la mente pianificatrice. E’ semplicemente quello.

IO: Oops!! Me l’hai sempre detto ed io che me frustro dopo giornate così. Ieri? Ora che ci penso meglio, no, ma… normalmente mi succede che prima di andare a dormire sento una sensazione di frustrazione e colpa e allora passo ore ed ore senza dormire, a girarmi nel letto senza avere risposte.

SONO: Cerchi delle risposte poiché in qualche modo vorresti riaffermare te stessa, e quando ti incolpi vorresti scappare da te. Entri in contraddizione, da uan parte vuoi ritrovarti per dialogare, dall’altra scappi da te. Ti sei afferrata al fatto che devi o dovresti creare, produrre qualcosa… Ti ricordi produrre…?

IO: Sì, me lo ricordo. 

SONO: La mente analitica, analizza, non sa fare altro e ti porta a dover realizzare certi passi, altrimenti non trova un ordine e si perde (frustrazione). E’ lì dove entra il tuo cuore, quello a cui non lasci fluire, quello a cui non permetti di vagare tra le differenti situazioni del giorno.

IO: Mi stai davvero insegnando una grande lezione che mi lascia una sensazione tra tranquillità e dubbio. Ovviamente che ci vorrei credere perché sarebbe una liberazione enorme per me, poiché entrare nel flusso della vita fa sì che tu ti permetta di riceverla così com’è.

SONO: Così è piccola mia, sei abituata ad agire in questa modalità, quella di raggiungere obiettivi come a scuola, bisogna superare gli esami con buoni voti e per farlo bisogna fare i compiti. Se ti dicessi che puoi raggiungere i tuoi obiettivi dall’amore e non dalla paura di doverlo fare e di conseguenza sentendo la colpa e la frustrazione? 

IO: Sarebbe fantastico e liberatorio, ma quell’opzione esiste solo in un mondo dove i conti da pagare non esistono, perché qui ci sono eccome.

SONO: Stai ripetendo frasi, sentite e ripetute dal collettivo, non sono tue, so che ti sei accorta, ti ho sentito dubitare mentre digitavi le parole.

IO: E’ così, lo sai tutto.

SONO: Io sono tu, e tu sei io.

IO: Adoro quella frase (il gioco di parole). CONTINUIAMO PER FAVORE, QUESTO ARGOMENTO E’ CHIAVE POICHE’ MI SENTO INTRAPPOLATA NELL’ALTRA FRASE, CHE ALLA FINE NON CONTRIBUISCE MA TI IMPANTANA.

SONO: Lascia le lettere in maiuscolo, così come stanno, poiché sono parole alle quali bisogna prestare attenzione, a come ci sentiamo per ripetere qualcosa che non ci aiuta nemmeno. Capisci ora come ci muoviamo nel mondo dalla paura? Cosa pensi che genere nella tua vita quotidiana vivere così?

IO: Più colpa e frustrazione, poiché la materia è più lenta in relazione alla mente, o meglio ancora, alle aspettative della mente.

SONO: Così è, le aspettative e le frasi fatte, condizionano i tuoi sentimenti. In qualche modo ti senti ancora risucchiata dalla tua mente, non li lascia fluire con il cuore, sapendo e confidando che tutto ha il suo tempo e la sua funzione. Nell’universo non manca né avanza niente, solo che a volte quando ci troviamo nello stesso luogo per un po’ la psiche si stanca di essere spenta, e anche il cuore, poiché viene trascinato in un tutto circostanziale.

IO: Ti dirò che mi sono persa, ma ho assorbito l’informazione.

SONO: Heheheh sei spontanea, mi fai ridere.

IO: Mi sembra che il momento in cui dialoghiamo sia l’unica cosa che mi succede ultimamente. Sento me stessa e lo adoro, non devo rendere conto a nessuno. Oops, ancora i conti!

SONO: I conti sono necessari anche in questa fiscalità, ciò che non è necessario è l’emozione legata ai conti. Il conto è un qualcosa che fa parte di un sistema, e quel sistema è una rete di coscienze che hanno legato i conti all’emozione di dolore, stanchezza, sofferenza, sacrificio, obbligazione, sforzo… chi più ne ha più ne metta. I conti sono parte funzionale e nella misura che siano una funzione e non confusione ci facilitano i mezzi per l’esistenza. Le parole che dovresti ripetere sono: “Grazie conti per esistere” .

IO: Che bello vederli in questo modo, ottima riflessione, mi sembra perfino divertente.

SONO: Il divertimento manca nei conti, manca fluire di più.

IO: Credo che tutto è stato necessario per poter relazionarci con il nostro potere personale, mi viene da dire questo ma non capisco bene la connessione.

SONO: Sì NINA. Puoi dirlo, poiché il potere personale come l’hai chiamato ti fa posizionare da chi sei per relazionarti con i conti che papà e mamma risolvevano come potevano o sapevano quando eri bambina o dalla NINA adulta che si responsabilizza di sé stessa per poter essere lei stessa, dare ciò che è agli altri, lasciando che i conti della vita scorrano con lei e non che la trascinino come dici che accade.

IO: La domanda da un milione di dollari è: Come faccio? Se la materia è più lenta della voglia di dare da me?

SONO: Respira, respira, respira, frena e poi continui…Tu lo sai internamente, così come lo sa ciascuno essere, poiché si trova dentro il proprio cuore, NON E’ DELLA MENTE, MA DAL SENTIMENTO. La materia implica una spesa di energia importante, è lì dove a volte non siamo disposti a negoziare, poiché quella spesa, quel dispendio di energia, è correlato alla morte. E’ lì che la maggior parte si ferma, sulla linea di partenza.

IO: Sono parole famose, la zona di comfort. E’ incredibile che siamo di nuovo lì.

SONO: Ciò che è, E’. Sviluppare un cuore coraggioso come dici tu, fa parte del processo. Essere coraggioso significa potenziare il valore della forza interna del cuore. E’ lì che risiede la forza, ma non la forza che centrifuga, ma quella del fluire, che ti solleva. Stare nella mente significa sopravvivere, stare nel cuore è fluire. Le parole a volte sono di troppo poiché l’umanità è sulla strada per sentire quella chiamata. In tanto camminiamo.

IO: Credo che oggi mi fermerò qui, mio dolce Jöel, sento che non sto scorrendo, e mi sento scomoda con questo dialogo credo che è la prima volta che mi sento così. Non capisco ancora quali fibre in me abbiano toccate queste parole, lo capirò. Credo di continuare nella confusione senza unione e ciò mi da fastidio, si sente scomodo, poiché non mi unisco a ciò che veramente E’. Pazzesco, ho avuto la risposta. 

WOW GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!

SONO: A te piccola mia, a te.

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