101 Giorni di Dialoghi col mio ESSERE

GIORNO 14

15 agosto 2022, 5:44 a.m. 

La connessione

(Tradotto dalla mia animamica Gabriel)

IO: Ciao!

SONO: Ciao!

IO: Oggi non saprei cosa domandare, è come se avessi dimenticato le parole. Non so cosa mi sta succedendo…

SONO: Niente in reatlà, niente di strano, è semplicemente che ogni giorno senti di più, e quando inizi a sentire, le parole sono di troppo.

IO: Sì, sì…quella è stata la mia sensazione quando mi sono svegliata oggi, sto più attenta al sentire e la mia mente non aveva così tanti pensieri come al solito e quello risveglia una sensazione di tranquillità in me, il mio corpo si sente sereno, come se l’importanza delle “cose”, “circostanze” si fosse ridotta. Non è che provo apatia vero? So di essere una persona molto emotiva e forse è per quello che ultimamente mi sento molto strana, come se non fossi io.

SONO: La parola apatia ha origine greca, è composta da a: senza; pathos: dolore.

In realtà qui non si tratta di dolore, si tratta di una maggiore connessione con te stessa e con l’universo al quale sai di appartenere. Riempirti di conoscenza è un bene, ma avere più informazioni non significa sapere di più o che quell’informazione sia stata internalizzato in te. Qui si tratta di ciò che chiamiamo saggezza, cioè, sapere con il corpo, l’anima e lo spirito, in altre parole, sapere ciò che pensi, senti, fai.

IO: La coerenza.

SONO: Ti direi che ancora qualcos’altro, è la connessione tra i tre corpi. 

IO: Corpi?

SONO: Sì, corpi, aspetti, parti, qui le parole avanzano. Stiamo parlando di connessione con un unico filo conduttore che unisce ciò che fai, dici, pensi e fondamentalmente, ciò che senti. Il sentimento è ciò che ti fa vivere la realtà che vivi, le emozioni sono quelle che creano la lunghezza d’onda della tua vibrazione di frequenza.

IO: Sì, lo sapevo.

SONO: Lo sai, però non l’hai convertito in saggezza.

IO: Ti faccio una domanda ovvia, come faccio per avere saggezza nelle mio emozioni, sapendo che sono legato direttamente a ciò che credo sia il mondo, e sua volta condizionato da ciò che la mia mente crede che sia, e se non fosse abbastanza, la realtà che vedo e sento conferma, poiché vivo ciò che ho vibrato in passato? E’ complesso, ma lo capisco.

SONO: Il tuo passato è la conferma di ciò in cui credevano i tuoi antenati, poiché è l’unica cosa che senti. Sai ciò che lorno hanno vissuto e sperimentato, ed è per quello che si parla di uscire dalla zona di comfort. Quando siamo lì, ci troviamo in modalità “sopravvivenza”, e questo è grazie al nostro passato. I tuoi antenati l’hanno pensato e fatto per te. E’ in ciò che è nuovo che vivi la tua vita veramente, e ciò si trova un passo oltre quello che normalmente NON osi fare. 

IO: La sensazione che ho quando esco dalla mia zona di comfort è sonno, stanchezza, esaurimento, paralisi e dopo compare il senso di colpa.

SONO: Stai facendo le cose per dovere e non per voler sentire e sperimentare. Non dimenticare che nel tuo vivere, esistono cose che fai fuori dalla tua zona di comfort con molta allegria, entusiasmo e voglia. Vero?

IO: Ora che ci penso, sì. Ad esempio, adoro creare, dopo unire reti umane mi riempie di gioia e soddisfazione. Ricordo che nella mia adolescenza io ero il punto di unione tra le mie amiche, quelle di “sempre” e quelle “nuove”. Adoravo unire i due mondi, quello dell’infanzia, la mia adolescenza e l’università, ora che ci penso, la connessione era il mio divertimento, la mia allegria, il mio entusiasmo, era ciò che collegava le mie amiche.

SONO: E’ così, ti senti felice quando connetti persone, ciò fa di te un punto di unione.

IO: Adoro quello, è vero. Mi è venuta in mente la famiglia, la mia famiglia attuale, anche qui ho “unito punti”.

SONO: He he he, sì diciamo così, in questo caso la tua relazione con il tuo compagno e i tuoi figli (i punti).Ti sembrerà strano, ma se ci pensi e osservi coscientemente, vedrai che quell’unione non è tanto di sentimenti, ma di utilità. Vi unite per un proposito: quello di mantenervi in vita, in equilibrio, sia fisico che emotivo e mentale. Cioè, la zona di comfort, la zona sicura.

IO: E’ bene che assorba da te questo poiché a volte, l’enorme condizionamento che ho è fondamentalmente irrazionale, cioè inconscio. Mi sono domandata molte volte, perché non mi sento pienamente felice con le persone a cui più voglio bene (la mia famiglia)?

SOY: Nella parola volere sta gran parte della risposta alla tua domanda. Voler qualcosa lo fa diventare una possessione, e la possessione è utile da avere, se hai se possiedi la tua famiglia, ti assicuri la sopravvivenza nel tempo. Ancora la paura, in questo caso, l’unione dei “punti”.

IO: Sai che mi sono appena accorta che stavo scrivendo i miei libri anche lì, realizzavo questo processo di assorbimento di informazioni, pensare che per molti anni non credevo di essere stata io a scrivere quelle pagine, e chiedevo, cercando conferma nelle persone che avevano avuto l’opportunità di leggerli, se mi trovavano nelle pagine e la risposta era sempre univoca: “sì, certo che sei tu. Ti esprimi nel libro come lo fai nella tua vita quotidiana, ha il suo stampo personale”

SONO: Anche con quell’esperienza hai unito punti di energia, punti di informazione.

IO: Quanto è bella la sensazione di conferma, un conflitto interno che mi pesava era non poter riconoscermi nei miei libri.

SONO: La connessione di informazione che unisci tutto il tempo è collegata a ciò che senti. E ciò che senti si collega alla tua paura, al dolore. Unisci punti per amore al dolore.

IO: Wow si è sentito meravigliosamente profondo ciò che hai detto, amore al dolore. E’ così nuovo questo concetto. Pensare che normalmente rifiutiamo il dolore, non si può parlare di amore incondizionato dove non si abbracciano tutte le polarità. Il mio corpo si emoziona sentendo queste parole.

Perché amico Joel? (ho voluto dire il tuo nome)

SOY: ja ja ja… me río por tu espontaneidad. TE EMOCIONAS PUES HAS SALIDO DE TU ZONA DE CONFORT. Cuando salimos de nuestra zona de confort, todo se intensifica. Sientes todo a flor de piel, te sientes viva, eso es el amor al dolor, permitirte salir de donde crees que estás segura, para conectarte contigo misma y no con un programa.

IO: Adoro ciò che mi hai detto, mi risuona, so che adesso devo incorporarlo, in modo che trascenda in saggezza. L’ho apprezzato moltissimo, ora mi sento piena, felice, abbondante.

SONO: Lo sei piccola mia. Tutto è in te.

IO: Grazie, grazie, grazie.

SONO: A te.

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